Lo Studio Legale degli avvocati Maiella e Carbutti continua con i suoi approfondimenti in materia di difesa del militare analizzando uno strumento di tutela in via amministrativa – il ricorso gerarchico relativamente alle sanzioni disciplinari di corpo. Molti dei principi che si andranno enunciati saranno validi per tutti i ricorsi gerarchici avverso i provvedimenti amministrativi diversi dalle sanzioni disciplinari di corpo come ad esempio il ricorso avverso la documentazione caratteristica o altri atti per i quali è possibile esperire questo rimedio prima del ricorso giurisdizionale al TAR.
Il ricorso gerarchico è, in sostanza, un’istanza rivolta all’Amministrazione gerarchicamente sovraordinata rispetto a quella che ha emanato il provvedimento impugnato, al fine di tutelare la propria situazione giuridica.
Il militare potrà quindi esperire tale rimedio solo laddove vi sia un’Autorità gerarchicamente sovraordinata a quella che ha emanato il provvedimento lesivo. Il provvedimento impugnato con ricorso gerarchico, infatti, non è un provvedimento definitivo.
Il militare che intenda impugnare un provvedimento con ricorso gerarchico dovrà farlo entro il termine di 30 giorni dalla notificazione dello stesso. L’eventuale istanza di accesso agli atti, volto a conoscere la documentazione infra-procedimentale utilizzata dall’Amministrazione per giungere al provvedimento finale, non interrompe il decorrere del termine. È quindi molto importante che il militare si attivi per tempo rivolgendosi ad un legale che possa indirizzarlo nell’attività difensiva in modo mirato e celere.
In premessa va poi aggiunto che il ricorso gerarchico avverso le sanzioni disciplinari di corpo è un rimedio obbligatorio ai sensi del co. 2 dell'art. 1363 per la successiva proposizione del Ricorso Giurisdizionale al TAR ovvero Amministrativo al Presidente della Repubblica.
La redazione del ricorso gerarchico
Il ricorso gerarchico ha un vantaggio rispetto al ricorso giurisdizionale in quanto consente al militare di censurare il provvedimento in punto di merito e di legittimità, innanzi al TAR, invece, potranno esser fatti valere solo i vizi di legittimità.
Pur essendo uno strumento di tutela ulteriore non sempre sortisce l’effetto sperato. Non sono, invero, molti i casi in cui il ricorso gerarchico porta ad un annullamento del provvedimento impugnato. La ragione può individuarsi nella natura del ricorso gerarchico quale ricorso in via amministrativa che per sua natura rimane all’interno dell’Amministrazione che ha emanato il provvedimento stesso, pur essendo rivolto all’Autorità gerarchicamente sovraordinata. L’organo che si troverà a decidere il ricorso gerarchico non è un giudice, un tribunale ovvero un’autorità di per sua natura totalmente imparziale.
Nonostante ciò, però, è assolutamente necessario che il ricorso gerarchico venga redatto nel modo più completo e corretto possibile. Ciò in quanto questo pone le basi per il ricorso al TAR: innanzi al TAR non potranno infatti essere fatti valere vizi diversi da quelli già censurati in sede di ricorso gerarchico, salvo il caso in cui sopraggiungano nuove motivazioni successivamente ovvero vengano sollevate censure specifiche relative al provvedimento di rigetto del ricorso gerarchico.
È quindi fondamentale che per la redazione del ricorso gerarchico – sia avverso una sanzione disciplinare di corpo, avverso un documento caratteristico, e così via – il militare si rivolga ad un esperto del diritto amministrativo e militare in grado di analizzare in modo approfondito, specifico e tecnico, le eventuali censure da poter muovere avverso il provvedimento ritenuto illegittimo.
L’esito del ricorso gerarchico
Il militare presenterà quindi il ricorso gerarchico a propria firma all’autorità gerarchicamente sovraordinata a quella che ha emanato il provvedimento impugnato, ovvero all’Autorità che lo ha emanato affinché questa lo inoltri per il tramite gerarchico a chi di competenza.
Una volta presentato il ricorso, l’Autorità competente avrà 90 giorni per la decisione dello stesso, decorsi i quali il ricorso si intenderà respinto (silenzio-rigetto).
Qualora l’Amministrazione ritenga di decidere sul ricorso gerarchico in modo espresso, potrà emanare alternativamente un provvedimento di accoglimento dello stesso e contestuale annullamento del provvedimento impugnato; ovvero di rigetto del ricorso gerarchico con conferma del provvedimento impugnato.
Il provvedimento di accoglimento/rigetto del ricorso gerarchico assume carattere definitivo, pertanto, nel secondo caso, sarà possibile per il militare ricorrere avverso lo stesso al competente TAR.
Il ricorso al TAR
Qualora il ricorso gerarchico non abbia esito positivo, in caso di silenzio-rigetto ovvero di provvedimento formale di rigetto, potrà ricorrere al TAR entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto ovvero dallo scadere dei 90 giorni nel caso del silenzio-rigetto.
Nel primo caso il militare sarà onerato dell’impugnativa sia del provvedimento di rigetto del ricorso gerarchico che del provvedimento impugnato (i.e. la sanzione disciplinare di corpo); nel secondo caso, invece, impugnerà formalmente il provvedimento già impugnato con ricorso gerarchico sul quale si è formato il silenzio-rigetto.
Come redigere un ricorso gerarchico nel modo corretto?
CONTATTA subito lo Studio Legale degli avvocati Maiella e Carbutti all’indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ovvero al numero 351- 8799894 (avv. Maiella) oppure 345 - 2238661 (avv. Carbutti) ed inviaci la documentazione relativa alla tua problematica, il provvedimento, la sanzione disciplinare di corpo o la documentazione caratteristica per un'attenta valutazione del caso.
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